Il Papa in Myanmar e Bangledesch; piccole Chiese a servizio delle tante e diverse povertà

Il viaggio apostolico di Francesco in Estremo Oriente

45Papa_MyanmarPapa Francesco sta svolgendo il suo viaggio apostolico, dal 27 novembre al 2 dicembre, in Myanmar, un tempo Birmania, e in Bangladesch.
Il viaggio è chiaramente un modo per sostenere il dialogo di pace in terre difficili per storie anche recenti di lotte intestine evidenziate anche dalle recenti persecuzioni nei confronti di minoranze etniche e religiose.
Non sarà un viaggio all’insegna delle grandi folle.
È invece un viaggio a sostegno della esigua presenza di cattolici che in quelle terre conducono la loro vita di fede. In Myanmar, su una popolazione di 51,7 milioni di abitanti, solo 659.000 sono cattolici con 22 vescovi, 384 parrocchie e 888 sacerdoti tra diocesani e religiosi.
In Bangladesch la presenza cattolica è ancora più limitata. Su 163 milioni di abitanti solo 375.000 sono cattolici con 5 vescovi, 106 parrocchie e circa 650 sacerdoti tra diocesani e religiosi. Come si vede i numeri sono esigui, tuttavia anche quei popoli, e quei cattolici devono sapere che non sono dimenticati e che la presenza del Papa vuole appunto riaffermare la sollecitudine di una Chiesa che è veramente universale. Si tratta di Chiese piccole, ma non per questo anonime e aiutano a capire le situazioni sociali ed economiche di Paesi estremamente poveri.
45Myanmar-MessaAnche in Myanmar la solidarietà e gli aiuti umanitari possono combattere la povertà, le discriminazioni e l’esclusione sociale di alcune minoranze etniche e religiose. Negli Stati del nord o di confine dove vivono i Kachin, gli Akkha, gli Shan, i Chin o nelle zone del Kayak (dove il 20-25% sono cattolici) e di Pathein, poche organizzazioni cattoliche, spesso con il sostegno di donatori occidentali tra cui istituti missionari e 8xmille della Chiesa cattolica italiana, cercano di intervenire per migliorare la vita nelle comunità. Nello Stato del Rakhine, dove è in atto la crisi umanitaria dei musulmani Rohingya, è impossibile lavorare perché vi sono delle restrizioni agli ingressi. Ma negli altri Stati si riesce faticosamente ad avere accesso. Sono tutte zone dove sono in corso da anni conflitti a bassa intensità tra piccoli gruppi guerriglieri (che cercano in questo modo di rivendicare diritti) ed esercito, che hanno prodotto almeno 400.000 sfollati interni sistemati da tempo in campi profughi senza la possibilità di intravedere, per ora, una possibilità di ritorno nelle proprie case e terre.
45Myanmar-papaSpesso queste tensioni – presentate come etniche e religiose – nascondono in realtà interessi ben più pressanti, di potentati economici che vogliono sfruttare le ricchissime risorse naturali del Myanmar: il gasdotto che passa nel Rakhine, le terre dei Kachin, e poi il petrolio, la giada e le altre pietre preziose, le riserve di acqua e legname (dopo il Brasile e l’Indonesia il Myanmar è il terzo Paese al mondo con la più vasta deforestazione selvaggia), le coltivazioni di oppio al confine con la Thailandia.
Nella zona di Keng Tung nello Shan State, ad esempio, l’Organizzazione non governativa “New Humanity”, promossa dai missionari del Pime, sta portando avanti un bel progetto per promuovere un modello di sviluppo sostenibile nell’area di Kyaing Tong: tramite l’agricoltura, la riforestazione e l’educazione dei giovani. I primi tre anni sono stati finanziati grazie ad un contributo dell’8×1000 del Comitato per gli interventi caritativi a favore del terzo mondo della Cei di circa 150.000 euro.
Qui vive una piccola minoranza di circa 500.000 persone, gli Akkha. “Abbiamo portato l’acqua a migliaia di famiglie che vivono nel villaggio di Loimué, difficilmente accessibile perché isolato sulle montagne” spiega U Naing Htun, amministratore locale di New Humanity.
L’accesso all’acqua, la preservazione delle foreste, le scuole agricole, le attività di sostegno alle famiglie con persone disabili e di supporto al reddito per i giovani, le “Credit Unions”, ossia piccole banche di credito cooperativo perché le persone si aiutino tra di loro, la sanità sono altre iniziative di New Humanity negli Stati dove vivono le minoranze, in particolare i cristiani. Nel Kachin State, invece, dove vivono da sei anni almeno 120.000 sfollati interni, l’arcidiocesi di Yangon e la Caritas hanno intenzione di intervenire per portare aiuti e sostegno.
Tutti desiderano tornare, prima o poi, alla propria terra, visto che vivono di piccola agricoltura, ma le tensioni sociali non si sono ancora spente.

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