
Professore, dirigente scolastico, storico. Direttore del nostro settimanale, dal 1984 al 1999, di cui è stato, fino alla morte, prezioso collaboratore
Non è facile per me che gli sono stata collega e amica mettere insieme qualche parola su Giulio nel momento in cui l’animo è smarrito nel dolore dell’improvvisa perdita. Con lui abbiamo perso un uomo di solida cultura, costruita con assiduità e con curiosità della mente. Tutto quanto appreso nel corso degli studi classici, umanistici era sempre stato sottoposto alla verifica critica della sua bella intelligenza. Non dava mai niente per scontato, per sentito dire o narrato sui libri, sempre indagava e rifletteva per costruirsi un pensiero autonomo, elaborato con la fatica gioiosa di capire, di rendersi conto, di cercare dialogo e confronto di giudizi e di opinioni. Nei tanti anni in cui sono stata sua collega ho visto risaltare sempre questo suo profilo culturale. Insegnava lingua e letteratura latina col gusto e col rigore del filologo e trovava le risorse didattiche per portare gli alunni ad apprezzare la forte valenza formativa sul piano logico, concettuale, storico, linguistico di una civiltà che ci è madre. Un interesse speciale Giulio lo aveva per la storia, una materia tra le più difficili da insegnare per la complessità delle questioni e degli accadimenti da mettere in campo con la necessità di studi allargati ad altre discipline. Il manuale era solo un punto di partenza delle sue lezioni di storia.
Giulio calava la teoria nella pratica, anche nella concreta quotidianità, richiamata con esempi di quella “cultura materiale” che gli interessava tanto e voleva trasmettere agli alunni dandole valore di vita delle persone. I suoi studi storici mai interrotti sono stati precise verifiche su ampie consultazioni bibliografiche ed archivistiche. Si è interessato di emigrazione, di demografia, di estimi e coltivazioni, di politiche sociali e sanitarie con amore e rispetto verso le persone che ne erano state il soggetto vivente. Le analisi specifiche, molte sulla nativa alta val di Magra dove aveva le sue radici, erano la chiave d’accesso per capire i fenomeni più grandi e più lontani. Giulio è stato un bravo professore, ha lasciato l’impronta di un metodo utile a formare il prezioso senso critico, a far fermentare il dubbio nelle menti in formazione degli alunni. Escogitava coi colleghi strumenti nuovi di verifica del profitto per evitare la ripetizione meccanica di pagine di libri senza averle capite e messe in connessione. Valutava con rigore professionale, ma sempre aveva rispetto dell’alunno come persona di cui prendersi cura. Non era “buonista” proprio perché era un buon insegnante. Insieme alla speranza cristiana della vita oltre la morte, rimangono a consolazione il tanto bene che ha fatto, l’amicizia che ha dato e ricevuto, l’alta e generosa attività educativa per aiutare tanti adolescenti ad essere brave persone. (m.l.s.)