La scomparsa di Giulio Armanini, firma storica del nostro settimanale

Professore, dirigente scolastico, storico. Direttore del nostro settimanale, dal 1984 al 1999, di cui è stato, fino alla morte, prezioso collaboratore

Armanini vescovo direttore Tarantola
Il vescovo Giovanni Santucci incontra, nel 2010, gli ultimi tre direttori de Il Corriere Apuano. Da sinistra, don PietroTarantola, Giulio Armanini e Antonio Ricci

“Un vuoto incolmabile”: un’affermazione di questo tipo può sembrare un paradosso e noi stessi condivideremmo il giudizio parlando in generale. Se rapportata, però, a ciò che la morte di Giulio Armanini significa per Il Corriere Apuano, la frase, riferendosi ad una realtà dei fatti facilmente dimostrabile, non suona più esagerata. Nel corso degli anni, al nostro settimanale l’amico Giulio ha dedicato molto del suo tempo, troncato da una morte improvvisa. A partire dal lontano 1970, quando un gruppo di giovani si costituì come redazione attorno all’indimenticabile don Pietro Tarantola. E Giulio, come altri tra noi, ritagliava il tempo per gli articoli tra una lezione e un esame all’Università; in seguito, al rientro dopo un periodo di distacco diremmo ideologico, gli articoli si alternarono con l’insegnamento e, più avanti, con la presidenza negli istituti superiori. La libertà di pensiero, sostenuta nella vita come nel “taglio” degli scritti, creò, in un certo periodo, a lui e ad altri della redazione problemi nei rapporti con i poteri forti, che Giulio, in particolare, pagò con una specie di “esilio” tra il forzato e il volontario, durato alcuni anni, in province dell’Alta Italia. Nonostante questi contrattempi, è stato proprio nel periodo che va dal 1984 al 1999 che Giulio ha servito con maggiori responsabilità il giornale, giungendo a ricoprire, primo laico, l’incarico di direttore. E di servizio si può ben parlare, se si considera che, sollevato dall’impegno per sua stessa richiesta, ha continuato a svolgere una non comune forma di collaborazione, una volta rientrato nei ranghi della redazione. Sappiamo bene che accade spesso sentir parlare bene dei defunti – scritta poche ore dopo la sua morte, questa parola riferita a lui sembra ancora inverosimile – ma, come abbiamo fatto spesso in questi lunghi anni, ci siamo riproposti di essere fedeli al vero. Sarà difficile colmare il vuoto che Giulio lascia perché ampi erano gli argomenti su cui egli poteva scrivere. La sua naturale curiosità per ogni novità – fu tra i primi a cimentarsi con le nuove tecnologie giunte in redazione grazie allo sviluppo dei personal computer – e per le notizie di cronaca più significative, il suo interesse per la cultura – in particolare per la storia locale – e per il bene del territorio in cui viveva, uniti alla grande facilità e proprietà di scrittura ci hanno indotto più volte – i lettori se ne saranno resi conto in diverse occasioni – a “sfruttarlo” a fondo per arricchire le pagine del Corriere Apuano; cosa di cui, peraltro, non ci pentiamo, anzi, vorremmo averlo “costretto” a scivere molto di più per avere – oggi – un numero ancor maggiore di testimonianze della sua bravura. Tutto ciò unito ad una modestia che lo portava a rivedere i suoi articoli – “guarda un po’ cosa ho buttato giù” – assieme all’amico presente in redazione o, con altrettanta semplicità, a dare soccorso a chi gli chiedeva un consiglio per limare al meglio una frase. Sì, pensiamo che saremo in molti a rimpiangere la scomparsa di “g.a.” dalla vita in generale e da quella del piccolo mondo del Corriere Apuano in particolare: un altro amico che se ne è andato, ma – e questo ci consola – lasciandoci un bel ricordo di sé. (a.r.)

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